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giovedì 9 febbraio 2012

I Mangiatori di Patate -Vincent van Gogh-

Caro fratello,devo assolutamente raccontarti cosa mi è successo. Ero nei campi col mio taccuino,a schizzare il lavoro di questa povera gente: lo sai che mi vergogno a farmi vedere mentre lavoro di lena con la matita. Quando lo faccio me ne sto discosto. Loro fanno fatica ed io,invece, dipingo. Anche grazie al tuo aiuto e di questo te ne sono infinitamente grato. Ti hanno detto che rinuncio al mangiare pur di comprare i colori. Non dar loro retta perché non è vero. Mangio poco per essere più sensibile. Quando digiuno vedessi come disegno,con che velocità,con che tratto. Ti dicevo che ero fuori dal villaggio quando mi è improvvisamente passato davanti un vecchio; mi è mancato il cuore; era nostro padre sputato,uguale a lui; anzi, ho pensato “E’ lui redivivo!”. Ho raccolto le mie cose alla svelta e l’ho rincorso ma era come sparito. Sono arrivato al borgo vicino,cercando il vecchio. Poi la figura si è palesata di colpo,come se mi sfidasse. Ho ripreso la corsa e l’ho visto infilarsi in una casetta dal tetto di paglia. L’ho raggiunta col cuore in gola. Ho scostato la porta piano piano. Il vecchio se ne stava seduto a tavola, con due figli e la moglie; una bambina mi dava le spalle. La lampada a petrolio illuminava appena la tavola. Il resto della misera cucina era quasi al buio. Al centro della luce fumava una montagnola di gialle patate. Il vapore che si levava faceva risaltare ancora di più il freddo della stanza. Dissero una preghiera e cominciarono a mangiare lentamente, inghiottendo piano. Era un rito che facevano durare più a lungo possibile per ingannare la fame. La bambina si accorse di me, senza girare la testa: mi indicò al vecchio con due colpi della mano. Mi dettero un’occhiata e mi fecero cenno di sedere con loro. Il vecchio assomigliava veramente a nostro padre; mi fece capire che potevo servirmi. Capisci, fratello, contavano  i bocconi di patata, sapendo il valore di ogni morso ma mi offivano di spartire con loro quello che avevano. Mi si strinse la gola e non riuscii a dire niente. Feci solo capire che sarei stato lì solo un po’, tanto per scaldarmi quel tanto che bastava per riprendere la strada. Ho ripreso piano il libro degli schizzi e ho tradotto la mia emozione su una pagina che si riempiva di segni che nascevano dal nulla. Adesso lo sto portando sulla tela ed è una fatica immane: mi fermo stremato ad ogni pennellata. Sarà il mio primo vero dipinto”.
Tuo Vincent
Neuenen, 16 Aprile 1885
-Lettera autografata di Vincent van Gogh al fratello Theo, scritta durante la stesura del dipinto “ I mangiatori di patate”. La lettera non fu mai spedita.

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