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martedì 27 marzo 2012

Discreto assaggiio -Cacc’e Mmitte di Lucera doc “Cantine di Terravecchia”-

L’Azienda nasce da un’idea di Alberto Longo. L’Azienda si trova nel Mezzogiorno d’Italia e precisamente in Puglia, a Lucera, nel centro di una zona di altissimo pregio ambientale e storico. Abitata sin dal paleolitico, dal X al III secolo a.C. è denominata dalla civiltà dei Dauni, genti di provenienza egea portatori di una cultura greca di cui ancora oggi rimangono segni tangibili nei tanti reperti archeologici ritrovati in numerose località della zona. Diventata provincia romana nel III secolo a.C., è Lucera il suo centro più importante, come testimonia lo splendore degli edifici rimasti. L’avvento degli Svevi nel XII secolo e soprattutto l’amore del suo Imperatore più famoso, Federico II, per questo territorio ricco di querce, di volpi e di cinghiali che ne fanno ambiente ideale per la caccia, rendono la Daunia una residenza privilegiata della corte dell’epoca.
E’ in questo contesto storico e culturale di straordinario valore che l’Azienda affonda le sue radici. Con una superficie di 35 ettari di vigneti, curati a regola d’arte, essa ha posto la sede della propria cantina in un’antica masseria del 1800, denominata Fattoria Cavalli. Oggetto di una sapiente ristrutturazione la cantina utilizza le più moderne tecnologie di vinificazione e permette a chi la visita di godere di ambienti che al fascino estetico uniscono la preziosità del tempo.
L’Azienda Agricola Alberto Longo vanta una superficie di 35 ettari di vigneti, suddivisi fra la Fattoria Cavalli e la Masseria Celentano, entrambe in prossimità di Lucera. Emblemi della scelta di qualità che contraddistingue l’azienda sono il sistema di allevamento a cordone speronato, la bassa resa per ettaro, la raccolta rigorosamente manuale. A Lucera hanno trovato il loro habitat ideale i vitigni autoctoni come Montepulciano, Bombino Bianco e Nero di Troia, insieme a Falanghina. Lungo la strada che conduce a Masseria Celentano si riconoscono gli incantevoli filari di Negroamaro, Merlot, Sirah, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Montepulciano.
Cacc’e Mmitte di Lucera doc “Cantine di Terravecchia”
Azienda Alberto Longo
Il progetto dei vini a marchio “Cantine di Terravecchia” prende il nome dallo straordinario centro storico di Pietramontecrovino, situato nel Subappennino Dauno, a 450 mt. s.l.m., paese di origine della famiglia Longo.

DENOMINAZIONE: Cacc’e Mmitte di Lucera doc
ZONA DI PRODUZIONE: Vigneto di proprietà nei pressi di Lucera, terreno mediamente calcareo a tessitura franco-sabbiosa.
VITIGNI: Nero di Troia, Montepulciano d’Abruzzo, Bombino bianco
SISTEMA DI ALLEVAMENTO: Spalliera – Cordone speronato sesto d’impianto 2,00 mt x 0,83 pari a 5.600 piante per ettaro, resa per ceppo 2,5 Kg. Corrispondente a circa 130/140 q.li/uva per ettaro.
VENDEMMIA: La vendemmia avviene a piena maturazione nella seconda decade di ottobre mediante selezione e raccolta meccanica.
Gradi 13%


VINIFICAZIONE ED AFFINAMENTO: La fermentazione alcolica avviene in vasi vinari di acciaio inox a temperatura controllata, favorendo il prolungato contatto delle bucce con il mosto. La fermentazione malolattica si svolge nel mese di novembre subito dopo la fermentazione alcolica. L’affinamento del vino avviene dapprima in vasi vinari di acciaio inox, poi per almeno tre mesi in vasche di cemento ed in seguito in bottiglia per un periodo minimo di tre mesi.

Il mio assaggio:
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE: Colore rosso rubino mediamente carico con riflessi violacei.
Profumi di confettura di more e mirtilli viola, trama speziata sottile  persistente e leggermente affumicata, gradevole armonico gradevolmente tannico

Abbinamneti: pappardelle al sugo di cinghiale, filetto in salsa al vino rosso o alla rossini. minestre, legumi, carne di maiale e di agnello al forno o in umido.






“Cacc’e Mmitte, una doc per molto tempo rimasta nell’ombra, forse proprio per il nome meno facile e comprensibile ma che oggi, che di doc ce ne sono più di 300, sembra essere invece il più memorizzabile e caratteristico, per la storia che racchiude proprio in quelle parole: "leva e metti", perché un tempo i piccoli produttori non potevano permettersi una propria cantina e dovevano ricorrere all’affitto dei palmenti (cioè delle vasche adibite alla pigiatura e alla fermentazione dei mosti) da parte dei latifondisti, quindi più veloce era la vinificazione e minore la spesa.”

2 commenti:

  1. ...ma allora sei anche un vero sommelier!!
    Ottima recensione, mi hai fatto venir voglia di assaggiarlo anch'io.
    Ps: sai che da tempo sto cercando una bottiglia di Pecorino bianco ma pare proprio che in Piemonte nessuno sappia cosa sia...
    Ciao
    Enrico

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    Risposte
    1. Enrico ai tuoi allievi di che il pecorino è un vino erotico :)

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