Piegati sui filari sotto il sole che arde i campi a 35 gradi. Per dodici ore filate: dalle sette alle 19. A raccogliere grappoli a ritmi forsennati, perché quando l’uva è matura non si può aspettare. E finito il lavoro, la sera, nessun posto dove dormire: «Come ieri, anche oggi mi tocca passare la notte in strada», dice Stoil, bulgaro cinquantenne, barba lunga e piedi sporchi di terra e di acini. Sua moglie è stata più fortunata: ha trovato una branda, una doccia e una razione di tonno e biscotti grazie all’accoglienza gratuita messa in piedi da tre volontari della Caritas. Ma ci sono posti solo per venti persone. Gli altri, niente.
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