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mercoledì 18 settembre 2013

IL CACC’È MMITTE

La soleggiata puglia, penisola bagnata dall’adriatico e dallo ionio e confinante con la Campania,il Molise e la Basilicata. Sterminate pianure di grano e di campi di ulivi, è impressionante vedere nei campi nel periodo di settembre le stoppie bruciare. Osservare i campi in questo periodo, di notte, fa ricordare il girone dell’inferno dantesco. Ho visitato aziende che producono oli e pomodori dove ho appreso molto dall’esperienza contadina fatta di grande tradizione. In puglia il settore vitivinicolo è un pilastro dell’economia agricola regionale, per l’estensione dei vigneti, per la grande varietà e per la qualità della produzione. I fenici praticavano già nel 2000 A.C in questa regione la viticoltura introducendovi varietà e tecniche colturali. Molto spesso per lavoro mi sono recato a Lucera, ci troviamo nel tavoliere, Lucera e la sua meravigliosa ed imponente fortezza federiciana, Il superbo anfiteatro è una delle poche testimonianze rimaste dell'antica e potente Luceriae romana.. Amici mi hanno trascinato a degustare un vino dal nome particolare il Cacc’è Mmitte prodotto principalmente con uva di Troia localmente detto sumarello e aggiunte di Montepulciano, Sangiovese e Malvasia bianca. L'espressione “Cacc'e Mmitte” e cioè "Cacce" (cacciare fuori dal “palmento” il mosto ottenuto dalla pigiatura) e "Mmitte" (mettere nel “palmento” vuoto l'uva del successivo utilizzatore). Nell'antichità il vino si produceva nei cosiddetti “palmenti”, masserie tipicamente meridionali attrezzate con vasche, di proprietà del latifondista che le metteva a disposizione di chi ne faceva richiesta per la pigiatura delle uve. Queste attrezzature potevano essere utilizzate esclusivamente nella giornata di fitto, al termine della quale l'utilizzatore, completate le operazioni previste per la vinificazione, lasciava il “palmento” a disposizione di un altro richiedente che vi versava le proprie uve. Il viticoltore, a questo punto, trasferiva il mosto dalla masseria del latifondista alla propria cantina, in città. Ho bevuto delle ottime annate della casa vinicola Svevo vino dal colore rubino con sfumature granate, armonico, di discreta freschezza al palato, con sentori di frutta rossa, lampone, prugna e con finale leggermente pepata ed amarognola. La gradazione minima è di 11.5 gradi Macerazione per circa 48 ore e fermentazione a temperatura controllata. Maturazione per 4 mesi in serbatoi in acciaio inox e affinamento per oltre un anno in botti di rovere Ho pasteggiato questo vino con cavatielli al sugo di agnello e con arrosti

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