“Per vitem ad vitam” ciòe la vita nasce anche
dal vino. Un proverbio latino, uno dei molti che commentano vizi e virtù della
nostra bevanda nazionale. Un’antica usanza che si tramanda da secoli nelle
campagne italiane consigliava alle giovani madri che avessero figli maschi
ritardati nel camminare, di immergerli ogni giorno in una tinozza di vino rosso
caldo. Impossibile risalire all’origine di questa abitudine, ma conferma ancora
una volta che l’uomo ha sempre visto nel nettare rosso un forte simbolo di
virilità. La medicina moderna per fortuna ha cancellato molte superstizioni ed
ha invece approfondito gli studi per fugare i dubbi o sradicare, ove ne
fossero, i sospetti. Da sempre il vino è accompagnato da un retaggio di bene e
di male. Droga dei poveri, ma anche ad esempio antinfluenzale per eccellenza
sotto forma di vin brulè, quando non si erano ancora inventati i modernissimi
vasodilatatori. Il binomio “vino-salute” è però da legarsi strettamente solo al
concetto di uso ed abuso. Il vero e grosso limite della nostra bevanda
nazionale, sotto l’aspetto della salute, è solo la quantità che lo trasforma da
amico sincero in falso amico, da onesto compagno a cattivo e subdolo consorte.
Le ricerche sugli effetti benefici del vino si perdono nella notte dei tempi:
certo che oggi le armi si sono affinate e le verità sono più concrete. Su di un
fatto sembrano infatti concordi medici e nutrizionisti: per una buona salute e
per mantenersi in buona salute è meglio bere poco vino costantemente che non
bere affatto. Così, sempre la ricerca medica ci dice che non è la stessa cosa
assumere piccole quantità di alcool
sotto forma di vino o di altre bevande alcoliche. Ne paesi in cui il
consumo di alcool è molto vicino ai nostri (ma si beve invece whisky, vodka, o
birra) vi è una maggiore incidenza di malattie cardiovascolari. Dal che se ne
deduce che non tutte le bevande che contengono alcol hanno gli stessi effetti
sulla nostra salute. Che bere vino in piccole quantità protegga le nostre
arterie è stato confermato, nel corso di questi anni, da altre considerazioni
sempre svolte dai ricercatori. Ad esempio il consumo di grassi animali come il
burro, lo strutto, la pancetta e così via è considerato responsabile dei danni
alle nostre arterie. Ebbene mettendo a confronto Francia e stati Uniti dove il
livello dei consumi di questi grassi è molto simile, si è riscontrato che la
mortalità per incidenti cardiovascolari è minore nel paese europeo e si ritiene
che questo vantaggio dei francesi sia proprio da attribuire al fatto che bevono
vino. Ma allora si può dire che il vino è alimento e farmaco? Forse la
definizione è un po esagerata, ma è indubbio che un moderato consumo di vino
può avere effetti benefici. Il vino? Si, con moderazione confermano infatti le
recentissime linee guida per una corretta alimentazione.
“Il binomio vino e salute è da legarsi
strettamente al concetto di uso e abuso”
Da studi si conferma che il vino funziona come spazzino
delle arterie, quando è assunto in piccole dosi, nel senso che favorisce un
aumento nell’organismo delle lipoproteine (H/D/L) quelle che hanno effetti
benefici poiché hanno la proprietà di agganciare il colesterolo che passa nelle
arterie, gli impediscono di depositarsi sulle loro pareti, favorendo così la
sua rimozione dal sangue che scorre. E’ un po’ come immaginare una locomotiva
con tanti vagoni che fermandosi ad ogni stazione caricano tutto il materiale
lasciato sui binari che restano così liberi. Sotto il profilo della salute se
ne può dedurre che l’alcool, soprattutto quello da vino, in piccole dosi (2 o 3
bicchieri al giorno) consumato costantemente avrebbe la capacità di pulire dal
colesterolo facendo scendere il rischio delle malattie cardiovascolari.
Sotto il profilo medico però sull’alcool si dicono molte altre
cose: ad esempio che esiste una risposta individuale all’alcool nel senso che
la soglia della sua pericolosità, ma anche del suo beneficio, varia in funzione
del tipo di bevanda, della predisposizione genetica ed anche del nostro peso
corporeo. Ad esempio rivolgendosi in particolare al tipo di bevanda, studi
condotti in più istituti di ricerca americani hanno evidenziato che se
consideriamo pari a uno il rischio di infarto per i non bevitori, quelli che
consumano alcool moderatamente vedono scendere il rischio a 0.6% di media; ma
per chi assume vino, scende a 0,4. Le ricerche volte a portare a galla alcune
doti farmacologiche del vino ci confermano anche che sempre in dosi molto
moderate questo ridurebbe il rischio di alcuni tipi di calcoli biliari. Un buon
bicchiere di vino tra l’altro esercita pure un’azione digestiva, grazie non
solo alla presenza dell’alcool ma anche al sapore gradevole che stimola la
secrezione salivare, gastrica ed intestinale.Ma le virtù della nostra bevanda,
sempre se assunta in dosi moderate,sembrano non finire qui. Indagini confermerebbero anche utili applicazioni
dietoterapeutiche. Si dice che nel diabete il vino può svolgere un’azione
ipoglicemizzante avendo attenzione al contenuto di zuccheri disponibili nel
vino stesso. Dinnanzi all’occhio clinico del medico, il vino si comporta come
Giano bifronte: da un lato, lo sappiamo, è un fattore di rischio quando si
eccede. Dall’altro, quando invece si assume in dosi moderate nell’alimentazione
di tutti i giorni, soprattutto in coincidenza con i pasti, possiede un’azione
benefica preventiva e protettiva. Concesso o proibito a seconda delle
tolleranze individuali, delle modalità di assunzione e delle occasioni di
consumo.
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